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GLOBAL
VILLAGE
CTRL+ALT+CANC

CTRL+C
Vranda Agarwal
Gloria Borde
Franca Dümon
Borsa e tappeto, borsa e coperta, contenitore e tessuti culturalmente significativi.
Una borsa trasformabile che unisce la funzionalità ad un legame culturale con il patrimonio dei migranti per favorire un senso di comfort e familiarità durante il processo di ricollocazione.

CTRL+X
TOMMASO BALDANZI
Un oggetto duplice che dà la possibilità di isolarsi dal mondo esterno e dal caos, di riflettere, meditare, riposarsi o ritagliarsi un momento per se stessi quando è usato come un cappuccio.
Allo stesso tempo, se usato come borsa, può contenere
ciò di cui hai bisogno per affrontare il tuo personale viaggio.

CTRL+A
leonardo capecchi
ion durnea
Nel delicato contesto di spostamenti e perdite, si insinua il progetto CTRL+A, che nasce da un’utopia: trascinare con sé l’impossibile.Ma se sul piano simbolico si possono trasportare oggetti Intrasportabili, la realta impone di scegliere tra ciò con cui possiamo e non possiamo riempire la rete, ciò che possiamo portare e ciò che dobbiamo lasciar andare.

CTRL+P
Gennaro D’Acierno
Kim Jansch
Sarà l’accessorio a raccontare, esperienze ed emozioni vissute durante gli spostamenti, a facilitare dialoghi e momenti con altri e con noi stessi, a diventare la versione analogica di una narrativa personale.

CTRL+R
LORENZO BARRETTA
DAVIDE TADDEI
“Ctrl + R” celebra le esperienze dei migranti che la useranno, lasciando traccia del loro percorso e della loro esperienza su una mappa indossabile.
La ruana, come simbolo di speranza e identità, come superficie dove la propria storia prende vita e ci avvolge.

CTRL+D
FRANCESCA DI SABATINO
Sapori e profumi in cucina svolgono un ruolo straordinario nel plasmare i nostri ricordi e connettono le persone alle proprie radici culturali. Ogni odore evoca emozioni, ricordi e una connessione intrinseca con la nostra identità. Un modo tangibile per preservare la propria storia e tradizione culinaria.

CTRL+ESC
FRANCESCA SOLDATESCHI
Attraverso le collezioni, grandi e piccoli imparano a conoscere nuovi oggetti e concetti, ad interagire, scambiare,
condividere e raccontare se stessi. Un accessorio che evidenza l’ aspetto sociale del collezionismo e stimola lo sviluppo delle competenze interpersonali e dell’autostima invitando chi la indossa a inventare nuove collezioni.

CTRL+F
CATERINA FRIGENTI
GINEVRA VELOCI
Abbandonare la propria casa, lasciare indietro gli oggetti che portano con se ricordi, emozioni, suoni: come raccontare se stessi e il proprio contesto di partenza se non si ha più niente per farlo? Attraverso uno strumento interattivo
si tenta di superare l’incomunicabilità della mancanza, utilizzando simboli, icone e piccoli oggetti.

CTRL+S
FYNN ULMER
Per non perdersi nel caos del mondo, per indiviauare quali legami bisogna tenere stretti, anche con se stessi.
L’oggetto aiuta a mantenere vivi gli amici, la famiglia e i ricordi preziosi. Tuttavia, se si porta un peso eccessivo o troppo pesante, può soffocare.

CTRL+W
GENNARO TUCILLO
Sicurezza e protezione emotiva: la tana/casetta
rappresenta il rifugio sicuro per i bambini, dove possono giocare con la loro immaginazione e sentirsi protetti e al sicuro dalle eventuali situazioni stressanti
o ansiose. L’accessorio
vuole funzionare come ponte con queste esperienze e riportarci al meno per poco ad emozioni conosciute e piacevoli.

CTRL+Y
ISABELLA CASARNO
Un archivio di odori capace di riproporci come un album di foto o di canzoni il bagaglio olfattivo delle nostre esperienze, della nostra vita.
Momenti, situazioni, luoghi.
Persone e oggetti evocati attraverso immagini e parole per evidenziare l’invisibile
legame tra il nostro olfatto, i ricordi e le emozioni.

CTRL+V
Federica Buono
Alessia De Filippis
Lia Nastro
Lara Ragozzi
Borsa condivisa e cooperativa, progettata per essere trasportata contemporaneamente da due persone facilitando il trasporto di oggetti.
Promuove il design sociale, incentivando la riflessione sul significato di trasportare oggetti e sul valore della condivisione di esperienze durante uno spostamento.
POST
GLOBAL
VILLAGE
SGABELLI
FAKEN
VITTORIO MELCHIONNA
Nel contesto del design, un falso mito si riferisce a un oggetto che non mantiene la promessa espressa visivamente o sulla carta. Così un oggetto che sembri estremamente comodo può risultare scomoda nell’uso quotidiano. In questo progetto, i ruoli si invertono: all’apparenza disfunzionale corrisponde una reale e comoda fruibilità. Nel contesto specifico delle migrazioni climatiche, questo concetto si materializza nelle false informazioni diffuse regolarmente dalle voci politiche attraverso i loro canali. Queste fonti tendono a dipingere in maniera negativa situazioni ed individui che, in realtà, si trovano in condizioni di estremo bisogno e richiedono sostegno e assistenza. Lo sgabello è caratterizzato da due elementi principali: un cuscino in pelle dalla forma sferica – che rimanda a esotici pouf e al globo che rappresenta l’intero ecumenico della cultura – sorretto da una struttura in ferro a quattro gambe che eleva, sostiene, evocando la cura che meritano il pianeta e tutti quanto lo abitano.

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CHRISTIAN BERNARDINI
Un oggetto ready-made che, nella tradizione del design italiano, evoca un rapporto con la realtà fondato sulla fatica, quella della routine lavorativa quotidiana così come quella di un viaggio di speranza. La seduta è costituita da una pala in lamiera, simbolo del lavoro, della forza e della resilienza necessarie per affrontare il cambiamento, oltreché testimone di una funzione, quella di spalare la neve, almeno a certe latitudini destinata alla sparizione.
Le gambe in legno di faggio sono a loro volta manici di badile hackerati, che, sia nello sgabello che nell’originale, rendono disponibile la specifica funzione. Le gambe sono unite tra loro ed al piano di seduta da una struttura metallica dedicata. Tutti i materiali che compongono l’oggetto sono volutamente lasciati al loro stato naturale a supporto dell’assoluta sincerità della loro condizione primaria.

DRAM
FRANCESCA VIACAVA
Un groviglio di fili di lana intrecciata costituisce l’elemento centrale del piano di seduta ed evoca i bagagli emotivi stratificati, complessi e contraddittori di un viaggio forzato. Evoca il ricordo, il regalo, il pensiero di una persona cara, una testimonianza di radici e storia; ma anche un filo che, secondo percorsi contorti, congiunge.
L’intreccio avviene attorno ad un piano di legno forato sorretto da una struttura realizzata attraverso parti commerciali reperibili in ferramenta tra i materiali relativi alle recinzioni: un’ancora zincata come elemento portante che sostiene il piano di seduta e a cui vengono fissati dei collari che sorreggono quattro pali in legno di pino. La volontà di lasciare i materiali grezzi simboleggia la cruda esperienza di viaggio, pieno di speranza, determinazione, dolore e resistenza.

THE GAME
GIULIA SILVESTRI
The Game è uno sgabello monogamba, caratterizzato da una struttura totemica con moduli intercambiabili. Il concept ha origine dalla pratica delle persone di riconfigurare alloggi temporanei o di fortuna inserendo feticci o elementi totemici di vario tipo alla ricerca di un’idea di “casa”. Attraverso giocattoli usati e peluche i moduli del totem richiamano le tracce di umanità infantile che il mare restituisce, il cui utilizzo domestico diviene atto di denuncia.
Il nome The Game è lo stesso con cui si identifica la rotta migratoria dei Balcani, chiamata così in virtù del fatto che, come nel passaggio di livello di un gioco, un migrante tenta di superare le rischiose frontiere decine di volte fino a quando non riesce a passare.
Lo sgabello è composta da una struttura in ferro che comprende basamento e gamba centrale che ospita i moduli cilindrici e su cui si avvita la seduta in legno. Su quest’ultima è posizionato un ulteriore peluche che funge da cuscino.

MALWARE
MAURO BATTINO
Il fenomeno migratorio contemporaneo affonda le proprie radici nel colonialismo e in pratiche di sfruttamento mai interrotte. Come un virus, le potenze coloniali sono penetrate nel tessuto culturale ospite alterando e compromettendone il sistema. Così nel progetto Malware, termine con il quale si definisce in campo informatico un software dannoso per il sistema, le lame d’acciaio, simbolo della potenza europea, penetrano come coltelli lungo le venature concentriche del legno, metafora della storia e delle tradizioni dei popoli assoggettati.
I materiali sono selezionati per garantire solidità e durevolezza al prodotto. Le gambe sono infatti composte da assi sagomate di legno di faggio, unite alla seduta in acacia da supporti trapezoidali in acciaio, che insieme al poggiapiedi conferiscono resistenza alla torsione.

DEBUG
GIULIA CRUCIANI
Debug è lo sgabello che riqualifica un oggetto esistente. Un’azione di upcycling che recupera la struttura in metallo di uno sgabello esistente e lo integra con un rivestimento in pelle conciata al vegetale fermata con cinghie di serraggio. Lo sgabello Debug è un oggetto ibrido e flessibile, durevole ed immune all’obsolescenza percepita grazie alle opportunità di trasformazione che offre.
Caratteristiche attribuiscono un valore sia simbolico che tecnico-produttivo laddove non vengono attivate nuove filiere produttive ma si sfruttano quelle esistenti.
Il nome Debug deriva dalle azioni messe in atto durante l’attività del debugging volta a correggere gli errori presenti nei software ed è qui utilizzato in allegoria con la risoluzione degli odierni bug socio-economici, come l’ossessione per la crescita e la continua spinta alla sostituzione delle merci.
Si ringrazia Volpi Concerie per aver fornito la pelle conciata al vegetale.

POP
ROSSELLA D’AMBROSIO
In uno scenario caratterizzato da numerose incertezze è difficile ri-definire il ruolo del design?
Per certo l’oggetto, attraverso modalità d’uso e simbologia, deve determinare un contratto cognitivo.
A partire da queste riflessioni si sviluppa POP (point of presence), caratterizzato da un flusso verticale di fili rossi che congiungono il basamento alla seduta generando sul piano una mappa puntuale che riporta le principali città interessate dalla rotta del Mediterraneo. La loro forza lega l’imbottito alla struttura.
La realizzazione di POP è interamente artigianale: la struttura è realizzata in ferro, mentre per le componenti tessili sono stati impiegati la tela Aida per il cuscino (tessuto dove sono ben visibili la trama e l’ordito) e il cotone cerato per i fili.

UNDERSCORE
GINEVRA VELOCI
Visibile vs invisibile: da una parte i muri, i confini, il reticolo metallico; dall’altra la condizione di rifugiato climatico, migrante, viaggiatore obbligato non ancora riconosciuto nelle carte internazionali. La rete elettrosaldata traduce fisicamente i rigidi limiti che impediscono la libertà di spostarsi e crea una griglia che viene alternativamente celata da strisce in tessuto di lana. Come nel caviardage di Isgrò, dove la cancellazione di alcune parole di un testo dà origine a un’inedita composizione di nuova significazione, anche la rete appare e scompare tra gli incroci di trama e ordito. Cancellare, celare, nascondere, tenere segreto, tramare, ordire: il tema dell’invisibilità rimbalza di opposizione in opposizione fino ad arrivare alla criptazione. Il sistema codificato della tessitura è stato hackerato per ottenere un nuovo intreccio, che si presenta atipico, disorganizzato, disarmonico. Proprio in queste alterazioni si nasconde un messaggio cifrato in un codice morse riadattato al linguaggio tessile. Poche lettere, codificate, che compongono un grido d’aiuto universale.
Si ringrazia Lanificio F.lli Balli per i tessuti forniti.

LOADING
GEMMA GENNARO
Loading è composto da una struttura in ferro e da una seduta composta da mestoli in legno immersi in resina epossidica. Il concept si è sviluppato a partire da una riflessione sulle migrazioni e sulle azioni di trasloco (di masse, culture e popolazioni verso altre masse, culture e popolazioni), identificando il mestolo di legno come simbolo, in quanto strumento semplice e comune, tanto fragile quanto significativo: comune, quotidiano, scontato tanto da non portarlo con sé in caso di partenza forzata. E nella ripetizione l’insieme dei detriti di cultura materiale che rimangono.
Come la Madeleine di Proust, il mestolo riporta al tempo del girare infinito come attrazione per occhi candidi: chiunque si sieda potrà tornare indietro nel tempo rivivendo odori e sapori, evocando ricordi di un passato ormai concluso.

PLUG-IN
CATERINA FRIGENTI
Plug-in intende adattarsi e integrarsi in qualsiasi sistema coniugando resistenza, accoglienza e versatilità.
La struttura, realizzata da montanti di metallo forati e avvitati, identifica la resistenza flessibile (antifragile) di quanti sono in grado di ripensare nuovi modi di abitare il loro territorio nonostante le numerose crisi dovute principalmente al cambiamento climatico. Le quattro diverse altezze del poggiapiedi sottolineano l’importanza di offrire accoglienza e conforto, garantendo inclusione anziché integrazione. La sovrapposizione di tessuti, ancorati allo sgabello da due cinghie, riflette su una società versatile, pronta ad affrontare i continui cambiamenti dovuti alla stratificazione culturale, esattamente come si offre all’utente l’opportunità di poter combinare l’ordine dei tessuti, abbinando lo sgabello a varie situazioni e contesti. Infine, il processo stesso di realizzazione pone attenzione sulla praticità del tempo di utilizzo e, al tempo stesso, su quello della disattivazione: ogni singolo materiale è privo di lavorazioni aggiuntive, dunque, può essere disassemblato ed utilizzato per una seconda vita.
Si ringrazia Lanificio F.lli Balli per i tessuti forniti.

F8
ALESSIA BORRIELLO
F8 è uno sgabello composto da otto gambe simbolo della frammentazione generata dal cambiamento e dall’incertezza. Come il tasto F8 della tastiera, offre una serie di opzioni: i pezzi possono essere scambiati tra di loro nella posizione radiale per assumere rapidamente numerose configurazioni per una continua personalizzazione.
F8 è un’affermazione visiva delle sfide ambientali e della necessità di adattabilità, un invito a riflettere sulla gravità degli effetti del cambiamento climatico. Così come gli umani possono raccogliere i cocci e ricostruire, F8 è un simbolo tangibile di una reazione antifragile alle avversità, trasformate in opportunità di crescita e cambiamento positivo. Come quel tasto mezzo magico che offre agli utenti una via alternativa per gestire situazioni problematiche o per accedere a funzionalità speciali.

PLAYLIST
FEDERICA MAMBRINI
Lo sgabello Playlist mette in relazione la classica seduta con uno strumento musicale: il Cajon.
Il Cajón risale all’epoca della colonizzazione spagnola nelle Americhe, quando gli schiavi africani furono portati in Perù per lavorare nelle piantagioni e nelle miniere, e nasce come alternativa ai tamburi facendo uso di casse di legno, scatole o ceste. Il nome playlist, a partire dai brani intende invece denunciare i numeri (altra list) delle vittime della rotta del Mediterraneo attraverso croci incise sullo sgabello stesso. 28.878 esattamente, tante quanto i dispersi in mare dal 2014 al 2023.
Una list in riproduzione, la tragica sequenza di vite perdute che continua ad aumentare lungo un percorso obbligato che si è concluso senza raggiungere una destinazione.

TEXO
REBECCA CECCHETTO
Texo è un progetto che evoca la rudezza del viaggio attraverso una materialità ruvida e sincera, insieme con la contraddittorietà di condizioni ed emozioni che, chi intraprende un percorso migratorio, si ritrova ad affrontare. Texo, tramite l’enfatizzazione della sua seduta composta da un cesto capovolto, ci racconta anche di un bagaglio, spesso inesistente o trasportato a fatica, in condizioni che non ammettono un trolley su ruote come per una vacanza. Tramite materiali, colori e impressioni questo sgabello è ispirato e dedicato a quel viaggio affrontato per necessità in vista di una nuova esistenza e che non sempre raggiunge altri lidi.
